AE7 Milano Marathon 2018

Milano Marathon 2018


E' la mia nona maratona quella che ho corso l'8 aprile 2018 a Milano, la mia seconda meneghina dopo 2016. Una maratona che ho programmato come allenamento all'evento clou della mia stagione, cioè la maratona di Londra, tra due settimane.
Potevo ritirarmi dopo il 32° km e usare l'evento di Milano come LL di preparazione, invece le cose sono andate diversamente.

La mia maratona di Milano inizia la giornata del sabato, quando con famiglia, prendo il Frecciarossa da Torino. Trascorro il sabato con amici andando a ritirare il pettorale all'Expo situata al CityLife e al mattino a piedi dall'hotel, sono a presentarmi al raduno di Running Forum di fianco al planetario.
   
Si ciancia e si scherza durante la foto di rito, poi tutti da bravi atleti in griglia. La mia è quella "cacca", cioè la marrone, per quelli accreditati intorno alle 4 ore.
L'organizzazione è perfetta e ordinata, appena qualche collo di bottiglia nell'uscire dal villaggio, ma tutto piuttosto fluido. Appena prima della partenza, suona l'inno ma solo per gli atleti, quelli in fondo come me neanche lo sentono.
Invece si sente il conto alla rovescia e poi in lontananza il turbinio dei coriandoli.
Parto molto tranquillo ma nel primo chilometro è difficile rimanere compassati perché c'è sempre qualcuno che spinge e ti sospinge dalle retrovie. Il mio mentore, Stepo, mi ha raccomandato di andare piano per poi spingere al massimo negli ultimi 7 chilometri: "E' un bel modo per allenarsi".
Bene! Capiterà esattamente il contrario!
Al 7° chilometro un primo segno che la giornata sarà particolare, perché noto un runner che corre con una gamba sola, sorretto da una stampella. Si tratta di Gianni Sasso, triatleta, calciatore della nazionale italiana amputati e maratoneta che sta tentando il record mondiale in maratona.
Lo sforzo che fa mi colpisce profondamente e mi chiedo quanto io sia proprio uno zero...
Al 10° km passo in 1:00:06 che è esattamente quello che voleva Stepo, ma proprio in piazza del Duomo, incontro Elena con Pietro. Mi fa notare che poco prima è passato un suo collega di università che sta spingendo un disabile in carrozzina.
Sono dei ragazzi in maglia arancione, che spingono Lillo, un ragazzo affetto da tetraparesi spastica alla sua seconda maratona
Mi presento, faccio due chiacchiere e la cosa potrebbe finire lì, ma qualcosa mi fa rimanere a correre insieme a loro per qualche chilometro in più. Sto pensando che correrò la maratona di Londra per beneficienza e i miei soldi vanno proprio a ragazzi come Lillo o Gianni che non possono correre con le loro gambe.
Ad aiutare Marco ci sono Fabrizio, Pino e Davide che si danno il cambio a spingere Lillo.
La mia maratona di allenamento diventa una maratona di solidarietà.
Marco & friends corrono la maratona per far sì che i bambini di un orfanotrofio in Perù vadano anche a scuola. Ecco il loro progetto!
Passiamo alla mezza maratona in 2:05:03, abbastanza regolari, con una punta di 5:31 al 15° km quando abbiamo di fianco il tifo dei staffettisti della relay.
Ma dopo il 21° km i ragazzi ci prendono la mano e tra il 22 e il 30° km mi sospingono a scendere sotto il 5:40. Il 25° km lo facciamo addirittura a 5:25 !
Decido di dare una mano anch'io così in via Lampugnano ho l'onore di spingere la carrozzina di Lillo! La prima sensazione è quella di provare piacere a poggiare le mani, la seconda poco dopo, è quella di avere un peso che grava sul petto! Il mio sforzo dura un chilometro...
Al 30° km passo in 2:59:16 ma è l'inizio della fine... mi spengo come una candelina e Lillo & friends non li vedrò mai più...
I successivi 12 chilometri sono infatti un calvario: il 32° in 6:22, il 33° in 6:35, poi scivolo a 7:00... e poi più giù...giù giù perché le gambe sono dure. Molto dure!
Il pavé di Porta Volta e Porta Nuova sono come spilli, corro come sui ciottoli in punta di piedi, la salita di Piazza della Repubblica una specie di Everest, penso di farla camminando ma poi decido che è disonorevole e mi sforzo di correre.
Una signora mi fa "Cosa succede Luciano?"
Ho fiato e cuore per risponderle che ho le gambe dure, poi finita la salita vedo che manca un chilometro a Porta Venezia e spingo come posso con le cosce perché i piedi sotto tutt'uno con le gambe. 
"Passo"- "passo" -"passo"- urlo cadenzando il ritmo per farmi coraggio.
Così fino all'arrivo in 4:30:59, peggiore risultato in maratona.

Ma è così, meglio avercele queste gambe!




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