Berlin Marathon 2016: il tempo non esiste

43° BMW Berlin Marathon 2016


"Du hast es geschafft! Du bist Finisher des 43. Berlins Marathon!
Du kannst sehr stolz auf dich sein - wir sind es jedenfalls und außerdem froh, dass du im NABU-Team dabei gewesen bist. 
Wir hoffen, dass du deine angepeilte Zeit umsetzen konntest, du verletzungsfrei das Ziel erreicht hast und mit Spaß und Freude durch Berlin gelaufen bist"

Eccomi qui a raccontare la mia seconda major e la prima maratona corsa per una "charity"!
In questi 5 mesi di preparazione, la mia "mission" è stata quella di raccogliere fondi per la salvaguardia di una specie minacciata di estinzione: l'Aquila di Bonelli. (se non sai cos'è clikka)
E' stata una emozione nell'emozione correre la maratona e nel contempo fare qualcosa per la Natura!
42 195 km für die Natur !
Questo era il motto dell'associazione ambientalista per cui correvo, il NABU (Naturschutz Bund Deuschland) che era tra gli enti di beneficenza (detti appunto "charity") della 43a edizione della maratona di Berlino. Ho così potuto raccogliere 2240 € che verranno impiegati per misure di tutela e di salvaguardia per l'aquila in Sicilia!

Come potete immaginare ero l'unico straniero nel Marathon team del Nabu, composto da 15 maratoneti, e seguendo le inclinazioni tipiche italiane, mi sono presentato allo stand della Marathon Messe mascherato da aquila e con un paio di ali finte!
Un vestito di scena che è stato concepito mentre correvo gli ultimi noiosissimi LL (lunghi lenti) e che è stato molto apprezzato allo stand Nabu.
Unire così l'utile (la raccolta di fondi per una causa) e il dilettevole (correre la maratona), mi ha molto divertito: già penso alla prossima major con un altro progetto di charity.



La maratona a Berlino è concepita come una grande festa. Sebbene i tedeschi non siano annoverati tra i popoli più espansivi, la gara è vista come una grande kermesse cittadina non solo sportiva. Moltissima gente per le strade a incitare gli atleti e gli amatori, gruppi musicali, tanti bambini e famiglie. In più, Berlino presta alla maratona due monumenti simbolo della città: la famosa porta di Brandeburgo e il suo imponente Bundestag. Addirittura sulla grande spianata del Bundestag era stato allestito il centro di accoglienza e tutti i servizi (spogliatoi, docce, ristoro, deposito sacche). Nessuna isteria, nessun controllo maniacale, nessun metal detector, nessun fucile d'assalto spianato ad altezza d'uomo, nessun elicottero svolazzante a 20 metri di altezza, come a New York. Una festa di sport e basta.

Lungo la grande Straße 17. Juni, che taglia per lungo il grande Tiergarten, i circa 42300 maratoneti appartenenti a 122 nazioni differenti, vengono suddivisi in griglie. Io sono nell'ultima griglia, la H, accreditato per il mio tempo di un anno fa, maratona di Torino di 4:19. Rimango un po' male perché il mio personale sarebbe di 4:12 e mi avrebbe fatto partire dalla griglia precedente, come fa il mio amico Slowrunner che è più informato di me, ma tant'è: deve essere destino perché anche a New York sono partito per mio errore, dall'ultima griglia.
L'attesa è piacevole. Una fila di grandi schermi consentono di vedere la partenza prima delle wheelchairs e poi degli atleti, 500 metri davanti a noi, con nomi prestigiosi come Bekele, Mutai, Kipsang, Kiptanui. Tutti atleti degli altipiani. Tra le atlete c'è la Dibaba, fresco argento olimpico a Rio sui 1500 m.
Il conto alla rovescia anche per noi amatori è scandito dalle note degli Alan Parsons Project. L'emozione sale: la runner davanti a me, stile New Age, chiudi gli occhi e si raccoglie in preghiera mentre tutti gli altri avanzano. Cerco di non travolgerla mentre la massa preme per arrivare sulla linea dello start. Linea che emette il piacevole -soprattutto quando la si pesta all'arrivo - "bizz" del chip. Suono che in partenza è ovviamente continuo.

"Annoiati correndo con la testa per i primi 32 chilometri, con il cuore gli ultimi 10k, i 195 metri con l'anima" si è raccomandato Stepo8. Il messaggio è estremamente onirico: di fatto il problema è cosa significa annoiarsi correndo per 32 chilometri. Chiaro che ti annoi. Anzi, dopo un po' ne hai anche abbastanza e vorresti andare a casa. Invece no! La maratona è in quel momento appena all'inizio!
Per rendere alla mente questa eterna noia dei primi 32 chilometri, mi ero preparato uno specchietto. Come i bambini, me l'ero scritto sul palmo della mano. Sono i tempi di passaggio ai 10, 20, 30, 35 km. Poi mi sono segnato i chilometri dei ristori, che nella mia strategia di corsa, sono anche di breve walking. Questi soste sono previste al 9°, 21°, 28° e 32° km durante le quali posso permettermi di camminare per 30 secondi.

All'inizio è dura avere un ritmo costante. C'è gente in mezzo ai piedi e le traiettorie sono spesso a evitare collisioni con chi corre più lentamente. Classico passare correndo di traverso tra due runner. Sento qualcuno che mi tocca la suola della scarpa e in tralice, mi accorgo che un orientale mi tampina proprio passo passo, forse pensando che ci sia un effetto scia. Mi sposto per seminarlo ma questo persevera, per cui devo accelerare a zig zag gridandogli qualcosa...
Cercando di ammirare Berlino di corsa, passo il traguardo intermedio in 58:28, compresa la sosta di 30 sec al 9° km per bere dell'acqua, in linea con i miei intenti. Il passo medio sarebbe di 5:50/km ma mi consolo sapendo che la maratona non si fa nei primi 10000 metri. Siamo in Torstraße, strada a doppia corsia, alberata e la temperatura, nonostante la stupenda giornata di sole, non è male.
In lontanza si vede la FernsehTurm di Alexanderplatz, zona che segna l'angolo orientale del tracciato.
Si gira infatti verso sud in Schwebenderring dove c'è un punto di rifornimento di acqua. La ressa per raggiungere i tavoli è indescrivibile con runners che fanno slalom per accaparrarsi i bicchieri. Mi hanno consigliato che è meglio bere poco a tutti i ristori e così faccio, perdendo un po' di tempo... siamo al 13° km e lo passo in 6:35/km (!). Sul Garmin noto che il passo medio sta rallentando, così mi impegno a non perdere secondi fino all'intermedio dei 20 km che passo in 1:57:22. Sono in ritardo di 1 minuto sull'atteso e di fatto, non capisco perché... perché il 20°km l'ho corso in 5:30...
Sono lucido e nemmeno stanco, un po' frastornato dalla massa... però cerco di correre a bordo strada dove sento maggiormente il calore della gente che mi chiama ridicolmente "Lusiano" e i bambini vogliono darmi il "cinque". Sui bordi c'è anche un po' più di spazio per tenere una traiettoria regolare... Passo a metà gara alla media di 5:54/km, un po' lento...

A mente lucida decido che devo assolutamente recuperare secondi e portarmi in zona 5:45 prima del trentesimo chilometro. Voglio farlo!
"Volere è potere", mi dico: tra il 20° e il 25° la media è di 5:41/km, ma tra 25 e 30° la media ritorna a uno stentato 5:51. Passo i trenta chilometro tuttavia, alla media complessiva di 5:50, recuperando alla media ben 4 secondi (2:55:07). Mantengo solo un minuto di ritardo rispetto all'atteso.

Ultimo rifornimento prima del rush finale. Siamo nell'angolo sud-occidentale del tracciato, in Hohenzollerndamm. Un runner devia improvvisamente dalla sua traiettoria per portarsi al tavolo del rifornimento, tagliandomi la strada: l'impatto è inevitabile e me lo trovo in braccio! Per fortuna nessuno spigolo vivo negli stinchi! Si prende un'ingiuria in italiano e via...


Trentaduesimo chilometro. Qui ci vuole appunto il cuore. Poco più avanti in uno dei pochi sottopassi della maratona, si sente un rullo ritmato di tamburi! E' il famoso "geyser sound"che amplificato dalla struttura del sottopasso, dà la carica: non si può resistere ad alzare le braccia a tempo!
Non riesco a prendere ritmo, perché al 32° km c'è l'ultimo rifornimento con il metodo "walk". C'è gente che cammina, altri trotterellano. Non mi rendo conto di quanto sono lento perché sono più quelli che supero che quelli che mi sorpassano, ma il Garmin mi avverte che sono in parabola discendente.
Raccolgo tutte le mie energie e al km 34° finalmente "sballo".
Lo sballo mi arriva improvviso: le gambe iniziano a correre senza fatica, la mente non controlla più nulla e mi trovo a spingere a 4:46 (faccio anche 3:31...) Lo so perché mi parte l'allarme del Garmin che sto andando troppo forte. E' qui che si decide la gara e mi convinco che posso correre così fino all'arrivo. Corro il 34° km a 5:36, settimo miglior passo al km dell'intera maratona, a testimoniare che qualcosa "brucia" anche dopo 3 ore e ventisei di gara e che lo sballo del runner non è solo psicologico.
Lo stato di "trans" però dura poco, per un chilometro e mezzo, perché al 36° km in successione c'è prima il rifornimento e poi lo stand della RedBull. Salto il rifornimento, ma una vocina mi intima di sciacquarmi la bocca per "l'ultima volta" prima degli ultimi chilometri con un po' di RedBull. A me la RedBull non piace e non so perché il mio emisfero sinistro abbia deciso per tutti noi che dovevo trangugiarmi "la bevenda che mette le ali".
Infatti invece che le ali, si ingrana il freno a mano: la successione dei passi medi è impietosa..
37° = 6:02  38° km = 6:28  39° = 6:25.
Elena che mi aspetta da oltre un'ora su Schoneberg Ufer, prima di Postdamerplatz, mi dirà poi "Avevi una faccia migliore delle precedenti maratone". Infatti devo dire che ero assolutamente lucido. O almeno pensavo di esserlo, perché davanti al Bundesrat guardando il Garmin realizzo di aver chiaramente fallito l'obiettivo delle 4 ore, ma ritengo di arrivare ancora sotto le 4:10. Il Garmin segnava 3:58 e mancavano solo 2 km... me lo ricordo benissimo !
Spingo senza guardare il cronometro sapendo che dopo la seconda svolta si arrivava nel famoso rettilineo di Unter den Linden. Mi godo il momento. Mi entra nelle orecchie anche "Bring to Life" degli Evanescence. Mi guardo intorno per agganciare un trenino che mi porti "zum Ziel" ma i pochi che mi superano vanno troppo forte (almeno così giudica l'emisfero sinistro). Se mi aggancio, poi arrivo spompo....

Ma non importa... è bello...bellissimo... essere qui tra due ali di folla e vedere la Porta di Brandeburgo avvicinarsi. "Spingiamo dai, recuperiamo qualche secondo, fosse mai che poi scoro nei 4:10"... mi dico. La Porta di Brandeburgo è annunciata da un tappeto azzurro... è il traguardo?
Tutti alzano le mani oltrepassandola e lo faccio anch'io, ma non è il traguardo!
Il traguardo è 300 metri dopo!
Spingo, spingo per quel che rimane e arrivo contento al traguardo senza neanche guardare il tempo!

Bellissima maratona! Stupenda !


Siamo in 36.154 all'arrivo. Posizione assoluta 16131°. Come SM50: 2312°. Tempo finale 4:12:07.

Scopro poi dopo che il Garmin ha perso la traccia negli ultimi 2 km e mezzo, corsi a 6:22 di media, e che ho battuto il mio personale (solo) di 42 secondi ! Quarantadue secondi in quarantadue chilometri!
Il cronometro mi ha (quasi) giocato uno scherzo mancino! Ditelo al vincitore, l'etiope Kekenisa Bekele, che ha fallito il record del mondo per 6 secondi! Sei!

Bellissima maratona! Mi è piaciuta più di NYC !
E aggiungo : il tempo non esiste! E' un artefatto...dice bene Stepo8: si corre con il cuore!




  

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