Perché la maratona farebbe male

Perché la maratona farebbe male.


Il morto c'è stato, ed è stato pure il primo, il famoso Filippide, che al termine del suo sforzo nell'annunciare la vittoria di Maratona, inopinatamente morì. Ci si può interrogare sul perché morì, magari ci dedicheremo una pagina, ma adesso ci interessa capire perché si dice che la maratona farebbe male.

Un'affermazione che emerge da ricerche su internet in italiano è che il direttore della Unità operativa di cardiologia di Ponte San Pietro (Bergamo),  Flavio Doni, ha scritto che dopo una maratona si verifica un'innalzamento degli enzimi cardiaci che indicano necrosi miocardica e che il livello di questi enzimi è inversamente proporzionale all'allenamento del soggetto.

Aiutoo: Filippide sarà morto per infarto del miocardio?

Vediamo di capire cosa emerge da studi scientifici internazionali in materia.

Un studio del 2011, pubblicato su Clinical Science (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20815809) da autori tedeschi ha valutato la funzione miocardica prima e dopo la maratona in 28 atleti amatoriali tramite risonanza magnetica con gadolinio (un tracciante miocardico) assieme alla valutazione degli enzimi miocardici (troponina). I risultati indicano che sebbene dopo una maratona ci fosse un aumento dei livelli di enzimi miocardici, la risonanza magnetica non indicava un danno cardiaco. 

Un altro studio del 2012 pubblicato su Journal of Cardiovascular Magnetic Resonance (http://www.jcmr-online.com/content/14/1/58) ha valutato alcuni parametri cardiaci in 25 maratoneti senior, di età superiore ai 50 anni, concludendo che "tutti i partecipanti hanno avuto un elevazione transitoria della troponina cardiaca e della funzionalità del ventricolo destro, assolutamente reservibili, e solo in 2 soggetti hanno riscontrato un'alterazione della captazione con gadolinio a livello del ventricolo sinistro, con evidenzia di stenosi della arteria coronarica discendente anteriore, probabilmente già presenti come coronaropatia occulta.

Periodicamente, appaiono notizie che l'esercizio fisico intenso, come quello di preparare una maratona o un triathlon, abbia in se, un certo rischio di avere morte improvvisa, legata all'insorgenza di fibrillazione atriale. Possiamo sempre rifugiarci nel detto latino "in medio stat virtus" che dice tutto e niente in questo contesto, perché dove sta la media?

E quelli dell'endurance running e delle ultramaratone? E gli Ironmen?

La conclusione è: sicuramente l'attività fisica giova alla salute, in qualsiasi modo venga fatta e a qualsiasi livello. Questo non significa che anche un atleta o un maratoneta sia immune da avere incidenti cardiovascolari. Che questo capiti quando si spinge troppo verso un limite, è ancora da valutarsi...

Un articolo che riassume il punto di vista americano, pubblicato nel 2014 sul New Yorker è (in inglese) qui.


  

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